Piccola nota di servizio:
Nella
scorsa newsletter
dicevo che il video consigliato lo avreste capito meglio ascoltando il podcast di giovedì. Ho saltato un giovedì, la puntata uscirà giovedì prossimo.
L’anno sta per finire, con l’arrivo degli alberi di Natale e le lucine colorate aumentano a dismisura le foto con il bokeh. Lo sfocato infernale. La tazza in primo piano con le lucine sfocate, il primo piano strettissimo degli occhi azzurri di una testa con sciarpa e cappello con dietro le lucine sfocate, la foto di un bicchiere con lo spumante con dietro le lucine sfocate.
Ora, non considero il bokeh il male assoluto, anzi è un ottimo modo per isolare il soggetto quando lo sfondo è totalmente anti estetico. Però questo suo uso indiscriminato mi fa venire alla mente una serie di incongruenze, di comportamenti schizofrenici dei fotografi.
Da che mondo è mondo l’espressione è la quintessenza della resilienza: rendere concreto un pensiero astratto usando strumenti imprecisi. La scrittura usa le parole del vocabolario sono limitate, la pittura cerca di trasformare macchie colorate in qualcosa che abbia senso, la scultura toglie materia per raggiungere forme quanto più reali possibile e la fotografia usa impropriamente la luce per fermare la realtà.
Quindi cercare la perfezione in uno strumento è pura utopia. Lo strumento si può migliorare progressivamente ma mai essere perfetto. In più se ci mettiamo le incongruenze non aiutiamo i produttori di macchine fotografiche che cercano di soddisfare le nostre incongruenze fotografiche.
Cerchiamo lo sfocato estremo ma al tempo stesso un obiettivo deve essere ultra definito, spesso anche oltre quello che è la percezione umana. Vogliamo macchine fotografiche con sensori sempre migliori ma rimpiangiamo l’analogico. Cerchiamo raffiche sempre più rapide ma ci lamentiamo che in futuro faremo foto facendo fermo immagini da video a 8k. Cerchiamo corpi macchina compatti pratici e leggeri e poi piangiamo la morte delle reflex. Cerchiamo sensori sempre più resistenti ad alti iso ma poi quando leggiamo le specifiche di un corpo macchina pensiamo che tutti quei numeri siano esagerati. Crediamo non sia naturale che una macchina fotografica faccia anche video quando una volta il turista medio girava con reflex e telecamera super8 nella borsa. Aborriamo i social ma non stampiamo più le foto.
Mi fermo qui ma avete capito. Ognuno di noi non è così, ovvio, ma tutti noi o siamo. Presi come categoria, come insieme, siamo del tutto schizofrenici.
Pianificazione
In questo momento ho sospeso progetto dell’agenda del fotografo. Ma ora che anche il podcast ha una nuova forma, lo riprenderò a giorni.
… intanto su Youtube siamo a 499!
Finalmente sono riuscito a fare una cosa che mi serve per i video del Corso di Fotografia. Ossia smontare un obiettivo. Era un obiettivo che nessuno rimpiangerà. Era rotto e irrecuperabile. Inoltre non riuscivo a smontarlo perché alcune viti erano andate, spanate e fuse con la scocca. Ho dovuto usare un flex per tagliare via il metallo e salvare le lenti (che sono quelle che mi servono per registrare l’episodio).
Una cosa interessante che ho trovato.
Se vi piace la fotografia di paesaggio, anzi quella che l’autore definisce “Woodland Photography” ossia fotografia dei boschi, vi consiglio il canale di Simon Baxter. E’ un inglese ma non serve conoscere la lingua per ammirare i suoi risultati.